Quando ancora gli effetti speciali non erano tali da riuscire a ricreare virtualmente l'immagine di un dinosauro, il cinema subiva già il fascino di questi misteriosi animali preistorici. Così, per gli "addetti ai lavori" l'unica strada da percorrere rimase il make-up. Pian piano, non furono più le avvenenti dive a trascorrere le ore in camerino per il maquillage ma i rettili! Da qui il nome di questa tecnica
“reptile make-up”, ossia truccare dei grossi rettili, come iguane e varani
, aggiungendo creste, code, pinne e corna di gomma e cartapesta al fine di
trasformarli in esseri preistorici. Ripresi su set arredati con alberi, case e
montagne riprodotti in scala ridotta, e poi inseriti nel girato del film,
questi esseri mostruosi erano quanto di più simile ai dinosauri si potesse
ottenere. Una soluzione anche economica rispetto all'alternativa dei modellini.
Questo espediente venne usato fino alla fine degli anni Settanta con risultati
discontinui, a seconda del diverso livello di maestria di truccatori,
direttori della fotografia e montatori. Una delle difficoltà maggiori era dovuta al fatto che, per far muovere i
rettili, si doveva scaldare il set con speciali lampade calde per evitare che
gli animali si bloccassero a causa della temperatura troppo bassa.
I rettili, truccati
da dinosauri, vengono ancora oggi chiamati in gergo “slurpasauri” per via
dell’abitudine tipica tipica di questa specie di passarsi la lunga lingua sul muso
con movimenti circolari: uno “slurp” continuo, appunto!
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