La vendetta di Gwangi: Allosauri al lazo!

Diventati una vera e propria mania per pubblico e registi, i dinosauri sono tra i protagonisti assoluti del cinema di fantascienza degli anni Cinquanta e Sessanta. Risale a questo periodo una marea di titoli più o meno fantasiosi, più o meno amati dal pubblico, con protagonisti i mostri preistorici più disparati inseriti nelle ambientazioni più improbabili.

Uno di questi, meritevole di citazione, è l'Allosauro protagonista del dinowestern La vendetta di Gwangi (1968). Si tratta di un film decisamente originale, reso incredibile dall'ambientazione: alcuni cowboy trovano in una valle deserta il terribile Gwangi e, dopo averlo catturato al lazo (!), lo portano in città per farlo esibire durante un rodeo. Neanche a dirlo, il terribile Allosauro, fatto fuori un elefante, riesce a scappare seminando terrore in città. Tutto finisce con la morte del mostro che, come da copione, incarna il simbolo di una Natura incontrollabile quanto inconsapevole. Incredibile la sequenza finale: Gwangi irrompe nella cattedrale in cui si
sono rifugiati tutti e muore emettendo grida strazianti, avvolto dalle fiamme di un incendio che devasta tutto.

Il film, per quanto mosso da una trama zoppicante, ha il merito di portare sul grande schermo i mitici dinosauri creati dal grande Ray Harryhausen, animati in modo eccezionale con la tecnica dello stop-motion. Tutta da godere è la scena della lotta dell'Allosauro Gwangi con lo Stiracosauro, mentre i cowboy a cavallo ronzano intorno ai due litiganti senza sapere che pesci pigliare. Tecnicamente impressionate è invece la scena della cattura di Gwangi al lazo: l’iterazione tra attori e modellino è gestita in modo magistrale. Il tutto tenendo presente che una sola agitata di coda di Gwangi, realizzata con decine di fotografie montate in successione, poteva costare un’intera giornata di lavoro. Nel corso della scena che ci mostra la gola del canyon in cui sono sopravvissuti i dinosauri troviamo anche uno Pterodattilo che artiglia la bella di turno.


Gwangi non nacque dalla fervida fantasia di Harryhausen ma da quella del suo maestro Willis H. O'Brien, che nel 1956 aveva sceneggiato La valle dei disperati (1956) rispolverando un vecchio progetto accantonato da tempo: inizialmente Gwangi doveva essere un enorme scorpione ma poi prevalse la scelta del dinosauro.

A titolo di curiosità va citata la scena in cui un piccolo Gallimimus scappa dai cowboy che lo inseguono finendo dritto nelle fauci di Gwangi: una scena che non può non ricordare il “sol boccone” con cui il T-Rex di Jurassic Park si pappa un Gallimimus in fuga... Conoscendo Spielberg e il suo amore per il cinema di genere ci piace pensare che sia un omaggio al grande Harryhausen.

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